Firenze, 27 gennaio 2011. David Kato Kisule, uno dei principali attivisti per i diritti LGBT in Uganda, è stato barbaramente ucciso ieri pomeriggio, in circostanze ancora da chiarire, all’interno della sua abitazione, a Kampala.
Il 16 ottobre scorso la rivista ugandese Rolling Stones aveva pubblicato in prima pagina la sua foto, assieme a quella di altri 99 attivisti omosessuali ugandesi, chiedendone l’arresto.

Negli occhi di David si intravedeva il dolore: un dolore radicato nel cuore per la sua gente, per coloro che ogni giorno vivevano sulla propria pelle le sevizie della discriminazione, della paura, dell’isolamento. Un dolore che era corroborato dalla voglia di giustizia, di libertà, di uguaglianza tra tutti gli esseri umani.
I suoi occhi luccicavano di malinconia, ma non nascondevano la forza di un uomo straordinario, pronto a dare la sua vita per tutelare i più deboli, pronto a privarsi di qualcosa per assistere i più bisognosi, pronto ad affrontare anche il più temibile degli avversari pur di difendere la propria opinione e così quella dell’altro. Ricordo una cosa che sia David Kato che Georges Kanuma mi ripeterono a Dublino, quando fu il momento di salutarci e separarci per tornare nei nostri rispettivi Paesi: “E’ dura, ma la nostra gente ha bisogno di noi.
Non dobbiamo deluderli né abbandonarli: solo stando loro accanto, solo continuando la nostra lotta quotidiana per i loro diritti, potremmo vivere seguendo la nostra missione”. E avevano ragione. Porterò l’insegnamento di David e Georges nel cuore, cercando di seguire al meglio i loro insegnamenti come l’ispirazione più nobile per affrontare la vita. Grazie, caro David, grazie di essere stato tra noi. Ci mancherai.
Nelle foto, David Kato Kisule fotografato da Giovanni Rodella al IV° congresso di Certi Diritti a Roma novembre 2010 e l'attivista ugandese a Dublino, durante la Fifth Dublin Platform for Human Rights Defenders (febbraio 2010)